Una nuova acquisizione contribuisce a rinsaldare il legame della Galleria Civica con il territorio, ampliando al contempo la prospettiva culturale e artistica dello spazio espositivo. La collezione Mo.C.A. si arricchisce, infatti, di una pregevole tempera su cartoncino, La contadina, a firma di Umberto Brunelleschi. L’artista, protagonista della Belle Époque parigina, geniale e camaleontico, ha saputo sublimare le sue doti di pittore e scenografo creando splendidi bozzetti che hanno scritto la storia dell’illustrazione e del costume teatrale, diventandone una vera e propria icona.
Originario di Montemurlo (1879), Brunelleschi si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove si approccia alla pittura su insegnamento di Raffaello Sorbi e Giuseppe Cianfani. In Italia il giovane si sente “limitato” perciò, dopo essersi diplomato, decide di partire per Parigi dove si tiene l’Esposizione Universale, accompagnato dagli amici Ardengo Soffici e Giovanni Costetti. Il viaggio segna un punto di svolta nella vita professionale e artistica di Umberto; ispirato dalla smagliante e mondana capitale francese, decide infatti di prolungare il soggiorno, iniziando a creare i suoi primi bozzetti che attraggono l’attenzione della critica contemporanea. Nel 1902 espone al Salon des Indépendances che, dunque, diviene vetrina attraverso cui farsi conoscere al grande pubblico; da questo esordio firma contratti con periodici di grande tiratura, tra cui Le Rire, Le Frou – frou e L’Assiette au beurre e diventa professionista affermato tra i più grandi illustratori francesi. Nel frattempo si dedica anche alla scenografia: il balletto Légende du clair de lune in programmazione al teatro Les bouffes Parisiens segna il suo debutto ufficiale.
In rue Boissonade, a Montmartre, celebre quartiere degli artisti nel cuore di Parigi, apre il suo atelier che arreda con uno stile stravagante, in equilibrio tra il gusto orientale ed il melodioso Liberty viennese, e che sfrutta per dare feste mondane. Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Gabriele D’Annunzio, André Derain e Ida Rubinstein sono solo alcune delle grandi personalità con cui l’artista stringe sodalizi.
Il suo stile, che si caratterizza per i colori accesi e per il segno flessuoso, sicuro e deciso, non conquista solo il pubblico francese ma anche la critica italiana; nel 1906 l’artista inaugura una lunga e proficua collaborazione con il Giornalino della Domenica e con il Corriere dei Piccoli. Sull’onda del successo, nel 1914 viene invitato a partecipare alla Biennale di Venezia dove torna ad esporre, annualmente, fino al 1938 quando si arruola nell’esercito per militare al fronte. A conclusione del conflitto, torna a dividersi tra Francia ed Italia; nella sua amata Parigi riprende con slancio ed entusiasmo l’attività di illustratore e scenografo dando vita alla rivista a colori La Guirlande e firmando spettacoli per Le Folies Bergère, Casino, Mogador e Maringny; in Italia riveste il ruolo di grafico pubblicitario per la FIAT. L’artista si spegne a Parigi nel 1949. Tra i suoi più grandi estimatori vi è il compositore Giacomo Puccini che, nel 1924, gli commissiona la realizzazione dei costumi per la prima della Turandot al Teatro alla Scala di Milano; gli stessi figurini saranno poi utilizzati per la messa in scena all’Opera di Roma del 1926 e diventeranno ufficiali guide iconografiche del costume teatrale da parte delle riviste di settore