L’arte percettibile di Alviani, tra astrattismo e nuda analisi cromomaterica.

Udine. Classe 1939. Getulio Alviani è stato un eclettico e poliedrico promotore culturale: artista, scultore, progettista, grafico, collezionista, si è dedicato prettamente allo studio sul colore e sulla materia sperimentandone le potenzialità in relazione alla potenza della luce.

Nella sua Udine frequenta il laboratorio di Max Piccini dove si approccia alla scultura; le successive esperienze lavorative, maturate, incarico dopo incarico, presso uno studio di architetti e ingegneri (Biasi-D’Olivo) e nella grande industria di apparecchiature elettriche come grafico-progettista, accendono nel giovane artista un interesse per la resa e la comunicazione visiva del colore in relazione agli spazi e agli ambienti. Alviani inizia così ad ideare e sperimentare piccoli dispositivi di comando applicati a strutture parietali interamente trasformabili: nascono, così, alla fine degli anni Cinquanta, le linee luce ovvero superfici metalliche fresate, organizzate, precise e “pulite” poiché composte secondo schemi modulari di rigore matematico. Nel corso degli anni Settanta sviluppa un forte interesse anche per la tridimensionalità dell’opera d’arte (per strutture e composizioni) in connessione agli aspetti cromatici e ai processi chimici/fisici legati alla produzione del colore e alla riflettanza della luce: prendono vita le superfici a testura vibratile, opere peculiari dell’artista, che si generano dalle precedenti linee luce.

Le superfici, realizzate in alluminio fresato, mutano continuamente aspetto a seconda della posizione degli angoli visuali (del punto di osservazione) e dell’incidenza luminosa sulla superficie stessa: il risultato che l’artista ottiene è un florilegio di immagini in continuo mutamento, suggerite dallo schema modulare e dal colore. Alviani ottiene lo stesso effetto anche con i Dischi, superfici circolari realizzate in acciaio o alluminio al tornio meccanico che, tranciando la superficie, crea ulteriori moduli utilizzabili per altre possibili costruzioni di ulteriori superfici in continue metamorfosi. A queste opere si aggiungono anche i rilievi speculari ad elementi curvi realizzati in acciaio, i cerchi virtuali costituiti da semicerchi in rame cromato su superfici in acciaio, i cerchi progressivi in acciaio e le cromostrutture speculari realizzate in alluminio.

Nel 1961 Alviani tiene la sua prima personale alla Galleria Mala Galerija di Lubiana a cui segue, nel 1962, una seconda esposizione ospitata nella Galerija Suvremene Umjetnosti di Zagabria; nello stesso anno prende parte ad Arte programmata organizzata dalla Olivetti a Venezia, poi a Roma e Düsseldorf. Nel 1976 ottiene la cattedra all’Accademia di Belle Arti di Carrara che mantiene fino al 1981 quando si trasferisce in Venezuela con un incarico al Museo de Arte Moderno Jesús Soto (Ciudad Bolívar) che trasforma in una sorta di monumento all’Arte percettiva: da quel momento in poi, il nome di Alviani si affaccia ufficialmente sul panorama artistico internazionale, a livello mondiale.

Nel corso della sua attività, dagli anni Sessanta al 2012 ha preso parte ad importanti rassegne e manifestazioni, tra cui si ricorda la presenza alla Biennale di Venezia per ben tre edizioni (1964 – 1986 – 1993). L’artista ha tenuto mostre personali e collettive sparse in tutto il globo, in Musei e Gallerie tra le più importanti al mondo, tra cui: Museum of Contemporary Art Sydney (Sydney), Museo de Arte Contemporáneo de Buenos Aires (Buenos Aires), Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig (Vienna), Musée d´art contemporain de Montréal (Montréal), Carleton University Art Gallery (Ottawa), Museum of Contemporary Art Zagreb (Zagabria), Daimler Contemporary, (Berlino), Museum Haus Konstruktiv (Zurigo), Arts Council Collection (Londra), Victoria and Albert Museum (Londra), MoMA-Museum of Modern Art (New York), Albright-Knox Art Gallery (Buffalo, New York), Los Angeles County Museum of Art – LACMA (Los Angeles), Museo de Arte Moderno Jesús Soto (Ciudad, Bolívar).

Dal febbraio 2022 anche la Galleria Civica Mo.C.A. di Montecatini Terme entra a far parte di questo corposo e autorevole novero di musei che hanno la possibilità di vantare in collezione una o più opere dell’artista; su progetto dell’Assessorato alla Cultura della città, curatore dello spazio espositivo, sono state infatti acquisite due litografie a sette colori, cromie spettrologiche, che implementano un corpo di capolavori firmati da grandi nomi tra i più noti a livello nazionale ed internazionale.

In foto: cromie spettrologiche, 1972. Litografie a colori, mm. 650×650.