Claudio Olivieri. Una pittura “altra”, al di fuori del tridimensionale e dell’analogico.

Tra i più noti e famosi nomi della Pittura Analitica italiana ed internazionale, Claudio Olivieri entra ufficialmente in collezione Mo.C.A. con “Sibilla”, olio su tela donato dalla figlia del Maestro come tributo alla memoria imperitura del padre. L’opera, una delle massime espressioni concettuali dell’artista, rientra all’intero del vasto panorama di donazioni promosso dal progetto “Florilegio Italiano” che, negli anni, si è consolidato proprio grazie al continuo flusso di opere a firma di pittori tra i più autorevoli del mondo dell’Arte e della Cultura Contemporanea.

Claudio Oliveri si forma all’Accademia di Brera ed esordisce con grafiche di un puro stile informale, frutto di ponderate ricerche e sperimentazioni nel campo del gestuale e del segnico. Il 1960 è l’anno della svolta; Olivieri espone per la sua prima personale, tenutasi nella prestigiosa cornice del Salone Annunciata di Milano, cui segue un’attività espositiva intensa e costante. Numerose sono infatti le città e le locations italiane ed estere che accolgono opere a sua firma; da gallerie storiche di Milano, Genova e Modena alla Venaria Reale di Torino e Arsenale di Venezia, dagli spazi espositivi della deliziosa Marina di Pietrasanta, “Piccola Atene” italiana, a Roma per Palazzo Venezia fino a raggiungere Monaco, Parigi, Los Angeles e Montreal. Opere dell’artista sono state esposte per la Biennale di Venezia del 1966, 1980, 1986 e 1990; per la Quadriennale di Roma del 1973; per Documenta di Kassel del 1977.

Ingente anche l’impegno in ambito accademico; dal 1993 al 2011 Olivieri ha ricoperto la cattedra di Arti Visive e Pittura alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano dove ha vissuto fino al dicembre 2019, anno della sua scomparsa.

Ad oggi considerato tra i nomi più importanti e rilevanti della Pittura Analitica, Olivieri si distingue per caratteristiche scie cromatiche che, attraversando il supporto su più direzioni, regalano allo spettatore una pacifica sensazione di serena fluidità temporale e morbida lucentezza. Nella loro delicata essenza, resa con concentrazione di colore a graduale dissolvenza fino a velature quasi diafane, le scie portano la tela ai confini della sparizione, evocando bagliori di memoria e di sogno, a suggerire una dimensione “altra”, specificatamente e delicatamente intima, propria della mente e dell’anima dell’artista. La materia, dunque, si fa immaterialità grazie al sapiente uso cromatico e materico; la viscosità delle tempere ad olio consente infatti una suggestiva calibrazione dello spessore e del grado impressivo delle cromie con conseguenti gradazioni percettive, sensoriali ed emotive. Il colore viene dunque utilizzato in tutta la sua stessa potenza espressiva; viene portato all’estremo, alla soglia del visibile, quasi fosse coinvolto in un processo metamorfico che lo porta a confondersi con la luce.

Mi domando” – affermava Olivieri – “da dove vengano queste ombre colorate che ogni tanto accendono la mia mente; cosa mi spinga a tentare di dare forma e pienezza a ciò che, a volte, temo sia un profondo e puro fantasma.

La musa ispiratrice è, dunque, la cromia che si fa strumento comunicativo, unico mezzo capace di regalare al pittore occasione ed opportunità di indagine e dialogo con lo spettatore. Sognare ad occhi aperti è possibile; con le opere di Olivieri si scopre un intero mondo introspettivo sensoriale composto di suggestioni sentimentali, attimi di pace, occasioni di introspezione in uno spazio “altro”, la tela, al di fuori del tridimensionale e tempo “altro”, la pittura, al di fuori dell’analogico.

Sibilla, 1991

In foto: Claudio Olivieri, Sibilla, 1991, olio su tela, cm 75X55