L’impronta della memoria. Salvatore Pulvirenti.

La Galleria civica Mo.C.A., Montecatini Contemporary Art, fa spazio ad ulteriori donazioni, frutto del progetto Florilegio Italiano – artisti invitano artisti: entrano, infatti, in collezione due pregevoli opere, Il parco dell’amicizia e L’uomo incantato a firma di Salvatore Pulvirenti, pittore di fama internazionale, di formazione accademica.

Originario di Paternò, Pulvirenti studia all’Accademia di Belle Arti di Roma. L’artista inaugura la propria carriera professionale nel 1969 e pochi anni più tardi, nel 1973, tiene la sua prima personale in Giappone, presso la Himesi Gallery di Tokyo: l’allestimento, che consacra ufficialmente il suo nome sul panorama culturale internazionale, riassume una decina d’anni di sperimentazioni astratte che danno vita ad opere sospese tra l’astrazione ed un atipico concettualismo in cui l’elemento geometrico-costruttivo è protagonista assoluto.

Nel 1975 Pulvirenti prende parte alla Quadriennale di Roma e nel 1979 espone alla galleria Skema nel cuore della Capitale.  Agli inizi degli anni Ottanta la sua sensibilità artistica vira verso nuovi ed innovativi linguaggi espressivi che diventeranno poi ingredienti costanti del suo stile; dal 1984 al 1990, infatti, le sue opere si reggono su un forte impatto materico e si strutturano su elementi evocativi mistero e ricordi d’infanzia.

Tra 1991 e 1993, a Roma, il pittore tiene due personali Giochi di Luna, Giochi di Sole; nella prima si apprezzavano opere caratterizzate da figure simboliche in sovrapposizione, evocatrici del vissuto strettamente personale, calate entro uno spazio astratto interamente avvolto da luce diurna e notturna; nella seconda, invece, si apprezzavano opere strutturate su molteplicità visive, quasi fossero enigmatici rebus da sciogliere, con spazi interni ed esterni in reciproco dialogo e nature morte evocative ricordi d’infanzia. Tra le sue più recenti esposizioni si cita I fiori dell’infanzia (1998) per l’associazione culturale Maniero e Geometrie delle memorie (1999) presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Ciò che caratterizza lo stile del pittore non è solo l’astrattismo, l’elemento geometrico-costruttivo, il forte impatto cromatico, l’evidente impronta metafisica, e nemmeno il dialogo tra lo spazio astratto ed il reale, tra la dimensione paesaggistica e quella privata ma anche, e soprattutto, l’armonia tra il proprio vissuto siciliano, ovvero l’impronta della memoria, con la razionalità, la linearità e l’essenzialità tipiche del mondo giapponese ed applicate ai molteplici elementi componenti la singola opera d’arte. Le sue tele sono, quindi, contemporaneamente una sorta di “accumulazione di momenti riconducibili alla memoria”, sono superfici di lettura decorativa che si nutre di eleganti, estetiche, sapienti, minuziose intuizioni prese in prestito dalla cultura nipponica.

In foto:

L’uomo incantato, 2005, olio su tela 120×140 cm.

Il Parco della Amicizia, 2021, olio su tela, 120×140 cm.