Pietro Vignozzi, il pittore della solitudine

Entra in collezione Mo.C.A. la firma di Pietro Vignozzi, artista di rilievo, Accademico d’Onore all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.

Pietro Vignozzi inaugura la propria carriera artistica nel 1957 per rassegne collettive sia in Italia che all’estero. Il sodalizio con Alfonso Gatto si rivela fondante lo stile dell’artista; l’uno pittore l’altro poeta, due affini sensibilità si riversano nelle prime opere dell’artista in grafie di delicata ed elevata leggerezza ai limiti dell’Informale. Dalle prime incisioni e bozzetti, esposti per la Galleria L’Incontro di Arezzo, il pittore torna al figurativo che, sullo scorcio degli anni Sessanta, magistralmente filtra e mitiga con influenze Pop. Si occupa anche di grafica su commissioni per il “Giornale del Mattino” di Firenze su cui cura la rubrica dedicata all’architettura; ingente anche l’impegno in docenza con ruoli di prestigio tra cui la cattedra al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti.

Il curriculum dell’artista vanta prestigiosi riconoscimenti: il Premio Caravaggio (1958), il Premio di Pittura Contemporanea (1968) ed il Premio del Fiorino (1977). Opere a sua firma sono state ospitate da gallerie di rilievo da Prato (Metastasio, 1981) a Firenze (Sala d’Armi – Palazzo Vecchio, 1987) ad Arezzo (2005), da Milano (Galleria Trentadue, 1986) a Ferrara (Palazzo dei Diamanti, 1991), da Agrigento (Fabbriche Chiaramontane, 2009) a Modica (Sala del Granaio, 2010) e Siracusa (Galleria Quadrifoglio, 2011), a raggiungere Parigi, Madrid, Basilea e Los Angeles. Ad oggi anche la collezione degli Uffizi (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria) ed il Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi conservano disegni del Maestro.

Eletto Accademico Corrispondente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze (ottobre 1999), poi Accademico Ordinario (ottobre 2001) e Accademico d’Onore, tra le manifestazioni di prestigio cui ha preso parte si ricorda la Quadriennale di Roma (XIII edizione, 2000) e la Biennale d’Arte di Venezia (54° edizione – Padiglione Italia, 2011).

Definito dalla critica “pittore delle povere cose”, Vignozzi propone su tela una dimensione “altra” rispetto alle esperienze di vita vissuta tra altissime gioie e abissali dolori. Racconta, dunque, quiete e silenzio; racconta un vissuto semplice, senza fronzoli, autentico, di piena autocoscienza e consapevolezza. Racconta la solitudine vissuta come profonda esigenza di distacco dalle grandi emozioni, come colloquio imperituro con sé stesso, in pace con sé stesso; una solitudine voluta, essenziale per il suo spirito e per quante anime affini, di non comune sensibilità.

In foto: Tazzina e lillà reciso, 2015, disegno, cm 50×70.