L’arte Pop fiabesca di Giosetta Fioroni in collezione Mo.C.A.

Il nucleo espositivo della Galleria Civica Mo.C.A. si amplia con un’acquaforte a firma di Giosetta Fioroni, artista tra le più importanti e note del secondo Novecento a livello internazionale, artefice di innovazioni Pop Art in chiave onirico fiabesca.

Di formazione accademica, l’artista inaugura la propria carriera prendendo parte alla Quadriennale di Roma (1955) e alla Biennale di Venezia (1956); queste prime, prodromiche, esperienze accendono riflettori nazionali ed internazionali sulle sue opere caratterizzate da segni, grafie, sillogismi e simboli resi a colori industriali sui toni dell’alluminio e dell’oro. La critica si interessa del suo lavoro, nomi e firme tra le più celebri del panorama artistico contemporaneo apprezzano la sua produzione; Mario Schifano la invita a prendere parte alla Scuola di Piazza del Popolo, esperienza artistica a cui si aggiungono anche Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, Jannis Kounellis, Mario Ceroli, Mimmo Rotella e Umberto Bignardi.

La parentesi parigina dei primissimi anni Sessanta (1958-1962) induce Fioroni a sperimentare l’impatto e l’utilizzo della fotografia su tela; nasce così il ciclo degli Argenti, una serie di opere composte da sagome e soggetti femminili a colori metallici, prevalentemente argentei. Rientrata in Italia, l’artista si lascia ispirare da firme sacre della Storia dell’Arte, in particolare da Botticelli la cui dottrina ispira Liberty, opera realizzata in più declinazioni. Agli inizi degli anni Settanta si trasferisce in Veneto dove realizza il ciclo Relitti di campagna composto da una serie di collage e disegni carichi di suggestioni fiabesche; ispirata, difatti, dalla lettura de Il ramo d’oro di Frazer e de Le radici storiche dei racconti di fate di Propp, predilige la raffigurazione di elfi e spiriti in boschi carichi di magia e fascino esoterico. Sulla stessa scia seguono i cicli Spiriti Silvani, disegni a china nera, e L’Atlante di medicina legale, serie di immagini di omicidi e incidenti mortali da autoerotismo e feticismo. Nel corso degli anni Ottanta Fioroni ripensa il proprio stile riservandosi maggiore spazio per sperimentazione tecnica e cromatica, funzionale ad indagine introspettiva; realizza, quindi, opere di colore pieno e di impattante effetto materico, come dimostrano Movimenti Remoti (2005) disegni ispirati al libro di Parise, suo amato e compianto compagno di vita.

Le tele di Giosetta sono rielaborazioni Pop alla maniera di Andy Warhol incentrate sulla dicotomia tra reale e mondo fatato, misterico, onirico, fiabesco in bilico tra innocenza ed immaginazione, seduzione e malinconia. Ciò che per la Pop Art americana è il vero, per Giosetta è un universo emotivamente prossimo all’umano percepire; è spettacolare fantasia in ingannevole ma incantevole spettacolo.

In foto: GIOSETTA FIORONI, Senza titolo, 1996, acquaforte acquatinta.