Franco Guerzoni. Arte come rappresentazione della memoria: la poetica della rovina.

Modena. Classe 1948. Lo stile di Franco Guerzoni, inquadrabile nell’ambito dell’Arte concettuale, si nutre di suggestioni e pratiche non tradizionali che traggono ispirazione, principalmente, dalla fotografia e da confronti intellettuali con altri pittori attivi sulla scena artistica degli anni Settanta, dal Vaccari al Cremaschi al Ghirri.

Il ‘73 è l’anno che segna ufficialmente l’inizio della carriera del Maestro: alla Galleria G7 di Bologna si inaugura Archeologia, la sua prima personale d’esordio, a cui seguono Studio per Flauto (1976) e Ipotesi sulla forma (1978). Nel corso di questi primi anni di attività, dedicati ad elaborazioni teoriche e sperimentazioni pratiche, il Maestro scopre l’essenza del suo fare pittura: il mondo archeologico, inteso come tutto ciò che nel presente ha lasciato traccia di sé, è fonte di attrazione ed ispirazione. La memoria è, dunque, il concetto determinante l’opera d’arte stessa nonché rappresentazione del supporto. Guerzoni è, in definitiva, attratto dall’immagine associabile al concetto “memoria”, che in continuo metamorfismo, affascina per le potenzialità espressive insite nella sua stessa natura mutevole.

Anche l’itinerario diviene mezzo espressivo: il Maestro è, infatti, parimenti attratto dal tema del νόστος (nostos), ovvero del viaggio inteso come ritorno a casa nell’accezione “omerica” del termine, dunque come percorso introspettivo, formativo, di scoperta e riscoperta di quel patrimonio mnemonico ereditario facente parte della coscienza individuale. Guerzoni diventa, di fatto, “cittadino del mondo” scegliendo di soggiornare ripetutamente in numerosi Paesi esteri tra cui Turchia, Iran, Afghanistan, India e Nepal. Da queste esperienze prendono forma temporanee che sono diventate veri e propri punti cardine della sua carriera: Blow-Up (1976), Foto-grafia (1977) e Il tesoro di Begram (1978) hanno infatti riassunto anni di viaggi intorno al mondo, proponendo opere definite straordinari lavori fotografico-pittorici. Questa continua ed affascinante ricerca della memoria individuale suggerisce all’artista di intendere la pittura non più come rappresentazione del supporto su cui catturare ed immortalare, come in uno scatto digitale, l’immagine associabile al ricordo, bensì come materializzazione dello stesso. Guerzoni avvia così una produzione di grandi carte gessose, ovvero carte geografiche immaginarie ed immaginifiche, a suggerire viaggi altrettanto immaginari ed immaginifici, realizzate mediante stratificazioni gessose su grandi supporti parietali: le c.d. Carte di viaggio esposte alla Villa Romana di Firenze, le Carte di viaggio e grotteschi esposte alla Galleria Cavellini di Brescia, nonché due serie intitolate Cosa fanno oggi i concettuali? per la Rotonda della Besana e Scavi superficiali per la Galleria Civica di Modena.

Dalle Carte si sviluppano, poi, veri e propri cicli di opere di cui si ricorda Decorazioni e rovine che si aggiudica una vetrina alla prestigiosa Biennale di Venezia del 1990. Dai primi anni 2000 la critica inizia a riguardare con nostalgica ammirazione i lavori degli esordi che, dunque, vengono riscoperti ed esposti da Fotografia Italiana. Seguono altre prestigiose partecipazioni: nel 2011 il nome dell’artista è presente al Padiglione Italia per la LIV Biennale di Venezia; nel 2013 a Palazzo Pitti viene ospitata l’antologica La parete dimenticata; nel 2014 vengono allestite Nessun luogo, da nessuna parte. Viaggi randagi con Luigi Ghirri per la Triennale di Milano e Archeologie senza restauro per il Mambo di Bologna; nel 2018 a Palazzo Fortuny viene ospitata Futuruins; nel 2020 e 2021 al Museo del Novecento viene organizzata L’immagine sottratta.

Dal giugno 2022 il Maestro è presente anche in collezione Mo.C.A. con “La parete dimenticata” donata alla galleria civica montecatinese nell’ambito dell’ambizioso progetto Florilegio Italiano – artisti invitano artisti, ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura della città. Grazie al nobile gesto dell’artista lo spazio espositivo si arricchisce, dunque, di un’opera significativa che va ad incrementare un nucleo corposo composto di firme di rango accademico, di artisti apprezzati dalla critica e noti ben oltre i confini nazionali. Guerzoni è artista di acuta, rara ed eccezionale sensibilità pittorica, ispirata da una forte attrazione per la materia allo stato puro che, nella sua stessa semplicità, consente un linguaggio ed un dialogo, sincero, aperto ed immediato con lo spettatore. La sua Arte è definibile come vera e propria poetica della rovina poiché indaga lo scorrere del tempo, ovvero il vissuto, ovvero la memoria, ovvero le tracce mnemonico-archeologiche che costituiscono i passi di un viaggio alla riscoperta dell’individualità. L’artista propone, sostanzialmente, architetture in rovina che riaffiorano dalla materia con delicata dignità e rappresentano i più intimi luoghi della memoria, corrispondenti ai ricordi più ancestrali che compongono la coscienza del singolo. Nelle sue opere la pittura sembra inseguire e concretizzare lo spazio mediante il colore che, utilizzato come labile e leggero pigmento, al contempo diventa forte e decisivo mezzo di indagine e scoperta del ricordo che emerge dalle superfici alabastrine, quasi diafane, dei supporti.

In foto: La parete dimenticata. Franco Guerzoni (1984)