Firenze. Classe 1873. Galileo Chini, ceramista, restauratore, decoratore, illustratore, è il simbolo dello stile Liberty in Italia. Da giovane studia alla Scuola d’Arte di Santa Croce dove frequenta i corsi di decorazione. Inizia poi a lavorare nella fabbrica di prodotti chimici Pegna: a questa esperienza segue un periodo da apprendista decoratore per l’impresa di restauri dello zio Dario, dove resta fino al 1895. Frequenta anche la Scuola Libera di Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze, fino al 1897, senza però conseguirvi il diploma.
Nel 1896 fonda la manifattura Arte della Ceramica: Galileo stesso disegna i modelli di ceramiche che si ispirano al gusto dell’Art Nouveau, con motivi floreali a cui si aggiungono figure femminili di ispirazione botticelliana, con produzione contrassegnata da una melagrana (marchio di fabbrica sino al 1904), che si distingue proprio per le spiccate ed innovative caratteristiche di modernità insite nello stile dell’artista, il quale ottenne prestigiosi riconoscimenti in manifestazioni nazionali ed internazionali, tra cui si ricordano le esposizioni di Torino (1898 e 1902), l’Esposizione Universale di Parigi (1900), le esposizioni di Bruxelles, San Pietroburgo e St. Louis.
Nel 1904 Galileo abbandona la manifattura ed insieme al cugino Chino fonda la Fornaci di San Lorenzo: fabbrica che, contrassegnata da un simbolo raffigurante una grata in riferimento al martirio di S. Lorenzo, produce maioliche con copertura a lustri metallici, manufatti in gres, vetrate e svariati ed originali arredamenti d’interni. E proprio a tale periodo fa riferimento l’elegante Vasetto dal corpo ovale in maiolica a lustri acquisito dal Comune di Montecatini Terme e che va ad arricchire la collezione di opere d’arte comunale. Il vasetto della nostra collezione potrebbe ben figurare sul trespolo da lavoro di Galileo Chini, rappresentato nel bassorilievo in gres di Domenico Trentacoste nel “Padiglioncino Tamerici”.
Ingente anche il suo impegno in attività di restauro e decorazione architettonica su edifici che ancora oggi arricchiscono numerosi centri cittadini: Galileo decora edifici a Firenze (villino Broggi-Caraceni, villino di via Giano della Bella, villa Ventilari, villa del Beccaro, villino Ravazzini e altre ville di viale Michelangelo), nel Mugello (la casa del cugino Chino, a Borgo San Lorenzo), a Viareggio (le due cupole e le vetrate interne del Gran Caffè Margherita, villino di viale Carducci; il villino Amore e la facciata dell’hotel Liberty; l’hotel Excelsior; villa Argentina; villino in viale Buonarroti), oltre che una serie di affreschi per il Gran Hotel La Pace di Montecatini Terme. Decora anche edifici termali, tra cui le Terme Berzieri a Salsomaggiore ed una delle sale dell’antico stabilimento di Porretta Terme. L’esperienza alla corte del re Re Chulalongkorn del Siam, Rama V, per la decorazione del nuovo Palazzo del Trono a Bangkok, consente all’artista di realizzare e riportare in Italia una serie di opere che poi espone nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Negli anni successivi lavora di nuovo a Montecatini Terme per affrescare il Palazzo Comunale e lo stabilimento Tamerici; qui, l’artista, ispirandosi a Klimt, realizza i pannelli ai lati dell’ingresso principale, il pavimento in grès con fini decori geometrici in blu cobalto, ed il pannello centrale di benvenuto con deliziosi putti avvolti in nastri a sorreggere una ghirlanda. Galileo decora anche il pannello che contorna la fonte Giulia con pesci che nuotano tra rami carichi di pigne entro una splendida decorazione geometrica con pavoni e girali; sua (e bellissima) anche la sala di mescita che viene impreziosita con una ricca decorazione in ceramica.
Il nome di Chini è legato, indissolubilmente, anche alle prestigiose Biennale di Roma, dove espone nel 1930, e di Venezia. Nel 1901 è accettato alla quarta edizione dalla commissione della città lagunare, con il dipinto La quiete, e nel 1903 viene richiamato per restaurare le sale dell’esposizione: in quell’occasione Galileo dipinge la volta della sala della Toscana, realizza due lampadari in rame sbalzato e decora due porte di marmo con fini intarsi in pietre dure. Nel 1907 torna alla Biennale per esporre e nel 1909 viene nuovamente chiamato dalla commissione per la decorazione della Sala della Cupola. Nel 1914 viene incaricato per la decorazione del salone centrale delle Esposizioni: in quell’occasione, esegue La Primavera, un ciclo di 14 maestosi pannelli a decorazioni floreali popolate da bellissime fanciulle vestite di pepli. Quest’opera, di ispirazione Liberty con forte impronta dall’arte klimtiana, consacra il nome dell’artista sul panorama nazionale ed internazionale: da quell’anno e per tutto un decennio si dedica, infatti, ad esporre le sue opere in mostre personali in Italia (tra cui Bologna e Roma) e all’estero (tra cui Parigi e Düsseldorf), fino al 1942 quando gli viene commissionata la decorazione del grande salone interno del Palazzo della Camera del Lavoro di Bologna. Nel 1951 espone all’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra (Roma) e nel 1954 alla Mostra d’Arte Contemporanea (Roma).
Galileo muore nell’agosto dello stesso anno nella sua casa-studio a Firenze; riposa nel cimitero monumentale dell’Antella.
In foto: Vaso decorativo. 1900. Inizio del XX secolo. Ceramica invetriata, cm. 16x14x9,5. Timbro a griglia de “Galileo Chini Firenze”. Manifattura Fornaci di San Lorenzo.