Le scomposizioni futuristiche e l’eredità segnica di Guido Strazza

La collezione Mo.C.A. si arricchisce di un ulteriore ragguardevole profilo di livello internazionale: Guido Strazza, maestro dell’incisione, omaggia infatti la Galleria Civica con un olio su tela donato per Florilegio Italiano. La firma dell’artista, presente in collezioni di alto pregio, dai Musei Vaticani agli Uffizi, dal British Museum di Londra allo Stedelijk di Amsterdam, conferma dunque la forza di un progetto ambizioso pensato appositamente per creare una fitta rete di condivisione e diffusione della cultura contemporanea.

Guido Strazza, che fin da giovane concilia la passione per il disegno con gli studi in Ingegneria, entra nel circolo dei Futuristi italiani all’età di vent’anni; conosce Marinetti che diviene suo sostenitore e con cui partecipa alla mostra di aeropittura a Palazzo Braschi (Roma). Consegue la Laurea a La Sapienza (1946) ma abbandona precocemente la professione per dedicarsi, anima e cuore, alla pittura. Inaugura la carriera artistica con un viaggio in Sud America (1948): un primo approccio alle tecniche incisorie a Rio de Janeiro, la doppia partecipazione alla Biennale d’Arte di San Paolo (1951 e 1953) e le suggestioni dell’arte pre-inca in Perù costruiscono un bagaglio culturale, traccia indelebile, per l’artista.

Il ritorno in Italia segna, così, la svolta professionale; Strazza inaugura, difatti, una fulgida carriera espositiva che esporta la sua firma da Milano e Venezia su tutto il territorio nazionale e ben oltre confine. Le opere, derivanti dal connubio tra il soggiorno estero e le tendenze informali contemporanee, si caratterizzano per superfici chiare ed opalescenti su cui spiccano sottili tracce grafiche di ispirazione “Gorkyana”; prendono, così, forma i “Racconti segnici” (1954-57) e le “Metamorfosi” (1959-60). Seguono altri cicli di pittura tra cui “Segni di Roma” su cui l’artista utilizza il colore come elemento a densità espressiva dominante.

I primi rudimenti di incisione appresi a Rio de Janeiro si sgrezzano e si affinano negli anni del soggiorno romano; la tecnica diviene quindi componente essenziale per la produzione artistica del Maestro. I risultati vengono ufficialmente presentati alla Biennale di Venezia per ben due edizioni (1968 e 1984).

Il curriculum dell’artista vanta una corposa serie di partecipazioni anche ad altre rassegne di rilievo, tra cui si ricorda l’antologica alla Calcografia Nazionale (1990); la rassegna Novecento alle Scuderie del Quirinale a Roma (2001); la rassegna tenutasi alla Basilica Palladiana di Vicenza (2005); la collettiva al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa (2008).

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dedica al Maestro l’antologica Guido Strazza. Ricercatore (2017) e l’Accademia di Belle Arti della capitale lo omaggia con Guido Strazza. Il gesto e il segno pensata ed allestita in occasione dei festeggiamenti del centenario dalla nascita (2022).  L’Accademia dei Lincei ne premia la firma con l’assegnazione di due riconoscimenti, per la grafica (1988) e per l’incisione (2003); a questi si aggiunge il Premio “Cultori di Roma” (2002) ed il Premio Vittorio De Sica per le arti visive (2014).

Ingente anche l’impegno nella docenza: Strazza ha infatti tenuto cattedra alla Calcografia Nazionale, all’Università degli Studi di Siena, alla Scuola Libera di Grafica di Matera e all’Accademia di Belle Arti di Roma di cui è stato direttore dal 1985 al 1988. Presente tra i membri dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, tra il 2011 ed il 2012 l’artista ha rivestito anche ruolo di presidenza dell’Accademia Nazionale di San Luca.

L’arte del Maestro è un continuo divenire; si materializza, difatti, traendo forza dal vissuto quotidiano che, sospinto dalla necessità di fuggire dalle mere convenzionalità contemporanee, si anima per mezzo di continua sperimentazione tecnica e manipolazione materica. Le opere sono dunque il risultato di stagioni artistiche ed esistenziali ripensate con sguardo nuovo e fresche inclinazioni; sono definizioni spaziali su cui si animano riflessioni concettuali sullo stato dell’Arte; sono quindi superfici narranti; sono testamenti ed eredità di segni; sono bouquet di grafie in tensioni e scomposizioni di ispirazione futurista in costante ed imperituro dialogo con il contemporaneo.

In foto: Segni, olio su tela del 2014 di cm 150×95.