L’armocromia di Paolo Lapi, tra la Macchia e l’Avanguardia

In collezione Mo.C.A. entra un ingente nucleo di opere a firma di Paolo Lapi, artista di rilievo, eclettica espressione dell’arte toscana. Artefice di una lunga ed incessante ricerca in campo pittorico, nel corso della sua carriera il pittore ha sviluppato un linguaggio ed uno stile del tutto peculiari, caratterizzati da una spiccata sensibilità cromatica e da una particolare scelta di soggetti e temi rappresentati. Le sue tele sono pura narrazione di viaggi immaginari, geografici e cronologici, che ne fanno un avanguardista onorato del titolo di Cavaliere della Repubblica nel 1979.

Le sue prime opere grafiche, della fine degli anni Cinquanta, sono caratterizzate da uno stile ancora acerbo, permeato di accademismo; forte è, infatti, l’ispirazione alla “maniera toscana” ovvero alla tradizione macchiaiola che rappresenta la realtà con vividezza e con acuto spirito critico; forte è anche l’influenza espressionista che si avverte nella rappresentazione del vero, incatenato alle inquietudini della società contemporanea. Al contempo tale “background stilistico” consente all’artista di maturare magistrali abilità tecniche ed una padronanza cromatica di alto livello; sul finire degli anni Sessanta Lapi inizia così a proporre opere grafiche caratterizzate da un (ab)uso del colore, totalmente avulse dalla mera osservazione del reale.

La particolare “armocromia” che lo contraddistingue lo porta alle luci della ribalta. In occasione di una personale tenutasi alla Galleria dei Vàgeri (Lucca, 1961) l’artista instaura un sodalizio con Russoli e con Cairola che lo introducono tra i più noti ed importanti spazi espositivi di tutta Italia, da Milano a Firenze a Roma. L’artista inizia così a prendere parte a manifestazioni di livello nazionale; le sue opere attirano le attenzioni di critici e curatori ed entrano in un circuito di scambi culturali foriero di sodalizi con una folta schiera di galleristi e poeti, tra cui Dino Carlesi.

La firma dell’artista varca i confini nazionali ed internazionali, da Zurigo a Baden, da Parigi a Praga, da Aukland ad Albuquerque, ed importanti figure della critica contemporanea, tra cui De Grada, Villani, Sala e Santini, scrivono su di lui.

L’interesse e la fantasia di Lapi non vengono catturate soltanto dal paesaggio toscano ma anche dai tramonti equatoriali di cui avverte eccellenti potenzialità espressive. I colori, le danze e i costumi dei gruppi umani che abitano queste terre lontane, ancestrali e misteriche, attirano lo sguardo del pittore e vengono immortalati su tela in una sorta di estatica ebbrezza coloristica. Lapi non ha mai vissuto in prima persona questa realtà ma ne è attratto così fortemente da percepirla come propria e propriamente vicina; realizza, così, i cicli pittorici Appunti di un viaggio immaginario, Africa e Colori di terre lontane.

Il tema del viaggio torna anche nelle languide e melanconiche vedute di Venezia, che l’artista raggruppa nel ciclo delle Cattedrali, e nella lettura delle Antiche Pietre ovvero su tavole dedicate alla civiltà etrusca e pre-colombiana.

La terra aggredita, 1990
Savana, 2002
Antica cattedrale, 2008

In foto:

La terra aggredita, 1990, acrilico su tavola cm 50×62

Savana, 2002, tecnica mista su carta cm 49×50

Antica cattedrale, 2008, tecnica mista su carta cm 50×35