Luca Giacobbe. Il minimo per dare il massimo. Less is more.

Venezia, classe 1966. Luca Giacobbe inizia la sua attività artistica nel 1985; nel 1988 si diploma in Scultura all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e, poco dopo, nel 1992, in Pittura presso il medesimo Istituto. A partire dagli inizi degli anni ‘90 l’artista inizia a far parlare di sé: riceve infatti il Primo Premio di Pittura alla X Edizione Internazionale Grancia d’Argento (Siena), la Borsa di Studio della EDI-Grafica Nuova di Firenze e dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze ed il Premio di Pittura Tito e Maria Conti dell’Accademia delle Arti del Disegno. A conclusione del soggiorno fiorentino, nel 1999, allestisce la sua prima esposizione personale Puntozero dedicata alle opere realizzate tra il 1991 ed il 1994, curata da Stefano De Rosa.

A seguire, le sue opere sono state esposte in Gallerie nazionali, da Venezia a Reggio Emilia, da Milano a Genova, da Firenze a Catania, ed internazionali. In Italia si ricorda la personale Fuori Campo allestita presso la Galleria 8,75 Arte Contemporanea a Reggio Emilia (2001) che ha ospitato anche Un Tono Intenso (2005)e Per Corsi Percorsi (2009); a Venezia, la personale I segni cromatici della Pittura presso la Galleria Imagoars (2013); a Milano, la personale Luca Giacobbe. Pitture allestita presso la Galleria Scoglio di Quarto (2009), nonché Sintonie – in viaggio con la pittura presso lo Studio d’Arte del Lauro (2015), Indagine Neocostruttivista VIII e Segnalibro d’Artista presso la Libreria Bocca (2019); a Genova, la collettiva Fragile III – Handle with care presso il Museo Teatro della Commenda di Pré (2018). La “sua” Firenze ha ospitato La liricità compositiva presso l’Accademia delle Arti del Disegno, le collettive Pretiosa alla Galleria Varart (2011) e Per Leonardo. L’Arte è libera all’Accademia delle Arti del Disegno (2019). Di ambito fiorentino, è anche la collettiva Un metro per l’infinito presso D’A Spazio d’Arte-Associazione Sincresis di Empoli (2008) e LibrOpera presso Palazzo Pretorio di Figline Valdarno (2014). Chiude la rassegna italiana Replay II/Il vizio dell’Errore, presso la Sala Messina – Ex Pescheria di Giarre, a Catania (2016).

Di ambito estero sono invece la collettiva Confronti attuali dell’immagine presso la Galerie Bertrand Kass di Innsbruck (2002); Mail Art – Networked Disruption presso la Galerija Skuc di Ljublijana, in Slovenia (2015) e MMSU Museo di Arte Moderna e Contemporanea, presso Rijeka, in Croazia. Il curriculum dell’artista vanta anche numerose recensioni su riviste specializzate, cataloghi ed articoli pubblicati su quotidiani e periodici a diffusione nazionale con contributi di critici ed esperti del calibro di David Bianco, Giorgio Bonomi, Elisa Borciani, Marcello Carriero, Claudio Cerritelli, Giulia Coco, Diego Collovini, Stefano De Rosa, Annette Klenner, Elena Magini, Beatrice Menozzi, Chiara Serri, Alessandra Scappini, Ruggero Sicurelli, Siliano Simoncini, Stefano Soddu, Viviana Tessitore, Marco Tonelli ed Antonio Vanni. Si svela, dunque, il profilo di grande artista, Luca Giacobbe, la cui unicità nel panorama contemporaneo, in territorio nazionale ed estero, viene ufficialmente riconosciuta e premiata dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze con la nomina ad Accademico d’Onore, nel 2016; con la nomina ad Accademico Corrispondente della Classe di Pittura, nel 2019; con la nomina ad Accademico Ordinario della Classe di Pittura, nel 2020.

La sua è una Pittura Astratta e le sue opere, suddivise in vari periodi, rimangono comunque fedeli ad uno stile unico: nelle sue tele, infatti, il colore e la materia hanno ruoli e funzioni peculiari. Il segno lineare padroneggia la scena snodandosi a creare perimetri, costruzioni, scenari, strutture complesse, oppure spezzandosi in segni, talvolta in macchie, quasi a ricreare una danza giocosa. La forma ed il linguaggio della sua pittura si avvicinano ad una poesia ermetica, paragonabili ad un haiku giapponese: vale a dire, la composizione di tre semplici versi in cui il piccolo, l’effimero e l’insignificante racchiudono il grande miracolo della vita. Il suo linguaggio artistico è dunque un processo in evoluzione; è un’azione intima, riservata e solitaria che nasce e si forma su di un prezioso e labile equilibrio che alterna momenti di meditazione interiore a gioiosa e fervida creatività. Nell’uso della linea si intuisce, dunque, la materializzazione di un concetto che, forse, per Giacobbe si eleva a qualcosa di più, diventando una sorta di missione: l’artista punta infatti alla ricomposizione armonica dello spazio pittorico che viene raggiunta mediante il segno. Il segno, nella sua leggerezza visiva e compositiva, si muove libero, spontaneamente, sulla tela, trovando nel colore un alleato. Quest’ultimo viene utilizzato con maestria in quanto, mai squillante, riesce ad armonizzarsi con le geometrie in elegante, pacata e riservata cromaticità. Nelle opere e, dunque, nella missione di Giacobbe, le geometrie ed il colore giocano un ruolo da protagonisti senza che le une sovrastino l’altro, in un reciproco, perfetto e quanto mai delicato equilibrio; così, in uno spazio bidimensionale, gli oggetti si animano, i sentimenti si materializzano in immaginari movimenti su tre dimensioni, liberi e giocosi in cui materia e superfici si legano diventando dinamiche, in un dialogo pacato, in un minimalismo armonioso e libero, evocativo di quell’espressionismo astratto che ha contrassegnato il panorama artistico degli anni ’50 del Secolo scorso.

In foto: Tavolo americano. Opera del 2013, Olio su tela, cm 100×150, facente parte della collezione Mo.C.A.