La soggettività atipica di Ranaldi in collezione civica.

Florilegio Italiano presenta un nuovo ingresso. Renato Ranaldi, artista di spicco sul panorama contemporaneo, dona alla nostra Galleria Civica un nucleo di tre grafiche che si aggiungono alla corposa collezione permanente. Il gesto dell’artista, cui si rende questo omaggio, conferma la forza del progetto che si regge sulla compartecipazione di artisti di rilievo, condivisione con il pubblico ed ampia divulgazione; nomi ragguardevoli di rango accademico, profili noti a livello nazionale e firme emergenti di ambito locale, già nelle riflessioni della critica, stanno difatti omaggiando il nostro spazio espositivo e rafforzando la concatenazione tra promozione culturale ed offerta turistica della nostra città.

Renato Ranaldi, di formazione accademica, si diploma nel 1962 alle Belle Arti di Firenze con Ugo Capocchini; fin dagli inizi della sua produzione artistica si dedica sia alla grafica sia alla modellazione plastica. Le frequentazioni con Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Adolfo Natalini, Gianni Pettena, Roberto Barni e Vera Corti spingono il giovane a piena maturazione; le amicizie con Fernando Melani, Luciano Fabbro e Bruno Corà confermano e rinsaldando, poi, la personalissima scelta stilistica atipica, di tendenza modernista. La lunga carriera espositiva, che inaugura a partire dagli anni Settanta, lo impegna sia in pittura sia in scultura con risultati eccellenti; spazi espositivi di ambito nazionale ed internazionale, da La Spezia a Carrara, da Livorno a Firenze, da Pistoia a Perugia e Città di Castello, da Milano a Modena e Bologna, da Ravenna a Macerata e Catania, fino a raggiungere Parigi, Vienna e Malmö, ospitano opere dell’artista per personali e collettive. Numerosi sono anche gli inviti a rassegne di rilievo tra cui la partecipazione alla XLIII Biennale di Venezia con una sala monografica di sculture. Questa esperienza segna sensibilmente anche la successiva produzione; l’artista, infatti, approfondisce la tecnica modellando anche superfici in zinco, rame, ottone che plasma sotto forma di nastri ondulati mediante mezzo meccanico. Telai in legno modellati in varie dimensioni e spesso dipinti di blu reale, sfociano poi nella così detta “pittura scolpita” in cui, inevitabilmente, i due cardini della produzione artistica, la grafica e la modellazione, si fondono in un binomio di successo; non tarda, così, ad arrivare l’invito alla partecipazione alla XII Biennale Internazionale di Scultura che si tiene a Carrara nel 2006.  

Le sue prime opere, caratterizzate da spesse masse di colore ad olio ispirate dal disegno infantile sono, difatti, esito di sperimentazione di tecniche e materiali, nonché approdo di un approccio polimaterico e di una voluta e ricercata pluralità cromatica. Questi i cardini della produzione artistica di Ranaldi: vari e variabili stilemi linguistici e metamorfosi plastiche del segno grafico. Il disegno, che si carica di colore, dal considerevole peso materico, si fa spessore sia in termini di densità oggettiva sia impressiva sia comunicativa. L’arte di Ranaldi è un ritorno alle origini; le origini del saper fare, le origini dell’immaginare, del sognare, dell’inventare; le origini del pensiero, della fantasia e dell’interpretazione del mondo.

Nonostante l’artista abbia avuto la possibilità di viaggiare e, dunque, di rapportarsi con le contemporaneità oltre confine nazionale, è rimasto comunque immune alle tendenze europee ed extraeuropee; estraneo dal Minimalismo, dalla Pop Arte e dall’Arte Povera, in Italia propone opere assolutamente al di fuori degli schemi artistico-convenzionali.

L’ombra della macchia, 2015
Due che dicono forse piove, 2018
Fuori che tenta il centro, 2021

In foto:

L’ombra della macchia, 2015, acrilico e china su carta, 56×77 cm

Due che dicono forse piove, 2018, olio su compensato 42,5×41

Fuori che tenta il centro, 2021, china su carta, 55×38 cm