Giuseppe Modica, equilibrista metafisico tra memoria ed oblio.

La collezione della Galleria Civica si arricchisce di un’opera di Giuseppe Modica, artista noto a livello nazionale ed internazionale per linguaggio innovativo basato su armoniche proporzioni, spazialità prospettiche e rigorosi equilibri cromatici e materici. Sostenitore del progetto “Florilegio Italiano”, con “Autoritratto-controluce” Modica contribuisce, dunque, ad impreziosire il cospicuo nucleo del nostro spazio espositivo.

Attratto dalla pittura di De Chirico, Modica studia a Firenze (1973) dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Studente appassionato, attrae le attenzioni di Maurizio Fagiolo Dall’Arco che lo invita a prendere parte alla mostra “De Metaphisica” cui partecipano anche Guarienti, Ferroni, Paolini, Bonichi e Luino. Questi i prodromi di una lunga carriera espositiva che si apre ufficialmente con una personale ospitata a Mazara del Vallo (1973) cui segue una temporanea (1976) alla “Galleria La Stufa” di Firenze; in questa occasione Natali, critico tra i più illustri, associa allo stile di Modica un’ispirazione al gusto e allo stile puramente metafisico. A conclusione degli studi accademici (1978) Modica resta a Firenze dove si dedica esclusivamente alla ricerca in campo pittorico e dove pensa, e sviluppa, un peculiare linguaggio artistico: l’equilibrio tridimensionale e le scenografie pulite in cui trovano collocazione elementi lineari diventano elementi sostanziali di tutte le future opere.

Il nome dell’artista balza, così, agli occhi della critica contemporanea nazionale ed internazionale: da Santini, Paloscia, Federici e Nicoletti, a Sciascia che lo elogia sul “Corriere della Sera”, a Sgarbi che ne loda spessore e autonomia nella ricerca artistica. Numerose sono le partecipazioni a rassegne di pregio, dalla Fiera Internazionale d’Arte Art Basel (1982-1984), alla VI Triennale dell’Incisione di Milano (1990); dalla XXXIV e XXXV edizione del Premio Suzzara (1994-1995), alla XIII Quadriennale d’Arte di Roma (1999); dal XXVIII Premio Sulmona (2001), alla 54esima Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Venezia (2011). 

Segue una nutrita serie di allestimenti ospitati da gallerie nazionali e locations di pregio: da Aosta (1991) su invito dal direttore del Museo Internazionale d’Arte Contemporanea, a Milano (1992) in sodalizio con lo scrittore Antonio Tabucchi; da Ferrara (1993) dove l’artista tiene una mostra accompagnata da testi critici di Fagiolo Dall’Arco e Cesare Vivaldi, a Treviso (1996); da Marzara del Vallo (2002) a Palermo (2003-2004-2005). Si ricordano anche alcuni tra i più significativi appuntamenti che hanno segnato la carriera professionale di Modica; l’ampia antologica allestita in suo onore a Treviso (1997-1998) con focus su aspetti peculiari della ricerca stilistica tra 1990 e 1998; la retrospettiva “Riflessione come metafora della pittura” (2004) allestita al Complesso del Vittoriano con catalogo a firma di Umberto Allemandi; la mostra allestita al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, intitolata Roma e la città riflessa (2008) proponente opere dal 1999 al 2008; Arte italiana 1968-2007 (2007) ospitata a Palazzo Reale di Milano a cura di Vittorio Sgarbi; la retrospettiva Atelier-Giuseppe Modica opere 1990-2021 (2021) al Museo Hendric Christian Andersen con patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e della Fondazione Leonardo Sciascia.

La firma dell’artista è apprezzata, nota e richiesta anche all’estero, dall’VIII Biennale d’Arte Internazionale Contemporanea de Il Cairo (2001), al National Belarussian History and Culture di Minsk; dal Museum Maritim Drassenes Reials di Barcellona (2003-2004), alla Galleria Jean Sifrein di Parigi che ha ospitato “Reflets et Lumieres-Giuseppe Modica” (2015), dall’Accademia di Belle Arti di Mosca (2003-2004), a Canberra (2014) dove l’Ambasciata italiana ha dedicato all’artista un’esposizione di tre opere (2014) poi incluse nella collezione di Palazzo Farnesina. Ampiamente apprezzato anche in Cina, dall’Accademia Nazionale di Pittura e World Art Museum di Pechino, a Quanzhou (2020) dove La via della seta-il mondo in una stanza viene riproposta al Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica Popolare Cinese ed entra nella collezione permanente dell’Accademia Nazionale di Pittura di Pechino.

Docente all’Accademia di Belle Arti di Roma, Modica attrae pensieri e parole di critici del calibro di Marcello Venturoli, Sebastiano Grasso e Giorgio Soavi, Claudio Strinati. La complessa fenomenologia delle sue opere invita, difatti, ad ampie e profonde riflessioni circa il ruolo svolto dalla cromia in combinazione con la specularità delle geometrie; il connubio di luce e segno lineare, artificio capace di risvegliare memorie dimenticate, rivela infatti un alto grado di potenziale interpretativo. L’immagine allo specchio, riproposta dal medesimo, mostra il suo essere sequenza di frammenti che si scompongono e si ricompongono secondo ritmi generanti sprazzi di luce e buio, dunque memoria e oblio, in perfetto equilibrio. Queste antitesi, tanto concettualmente vertiginose quanto figurativamente equilibrate, si rispecchiano anche nella “polimatericità” costituente le opere stesse: asettici supporti digitali accolgono morbidi pastelli in un contrasto di textures evocatore di squilibri e ricomposizioni materiche, sensoriali, percettive. Ecco, dunque, che l’arte di Modica si fa ginnasio della mente, labor-oratorium, luogo poetico dove il pensiero visivo, dunque i ricordi e la memoria, prende forma e si concretizza in Pittura. 

In foto: Autoritratto-controluce, 2013-15, tecnica mista digitale e pastello su carta a mano, cm 40×110.