Tra il sacro ed il profano; Bartolozzi in collezione Mo.C.A.

La Galleria Civica Mo.C.A. accoglie in collezione due opere di Flavio Bartolozzi. La donazione dell’artista, cui va questo tributo, contribuisce dunque ad irrobustire il nucleo espositivo sempre più rivolto alle massime e fresche espressioni contemporanee.

Di origini pistoiesi, Bartolozzi si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove segue gli insegnamenti di Antonio Berti e Ugo Capocchini. Inaugura la propria carriera nel 1958 prendendo parte ad una nutrita serie di personali e collettive ospitate in numerose città italiane da Milano a Reggio Emilia, da Firenze a Prato e Viareggio, da Pisa a Livorno, da Roma a Bari e Taranto; di particolare rilievo è la temporanea “Omaggio a Marino Marini” tenutasi nel 2000 a Pietrasanta e riproposta successivamente a Montecatini e Pistoia. Critici di alto profilo tra cui Dombrosski, Baldini, Paloscia, Acidini e Luzi ne lodano impegno creativo e spirito d’avanguardia; la firma dell’artista varca, perciò, i confini nazionali toccando Svizzera, Francia, Germania ed ex-Yugoslavia fino a raggiungere la Cina con un’esposizione all’A.C. Art Museum di Pechino (2012).

L’ingente produzione di Bartolozzi, poliedrica e polimaterica, si fonda sugli degli stilemi dell’arte e della cultura rinascimentale, da Michelangelo a Leonardo da Vinci, e si impreziosisce dei diktat della pratica scultorea a cui il professionista si dedica con particolare fervore e passione. La manipolazione lignea, con integrazioni in materiali poveri, dal cemento al gesso, diventa proprio e peculiare “marchio di fabbrica”; ne nasce un linguaggio artistico innovativo per una produzione permeata di un’aura sacra e sacrale. Composizioni di straordinaria leggerezza e densa plasticità trovano ad oggi collocazione in edifici e spazi pubblici dall’Abetone (Chiesa delle Regine) a Pistoia (Chiesa della Vergine e Chiesa di S. Biagio in Cascheri), dal Museo Vinci al Convento dei Passionisti e Villa Vogel a Firenze.

Flavio Bartolozzi, “Ritratto e forme geometriche”, 1964, tempera.
Flavio Bartolozzi, “Omaggio a Berio, Sanguinetti ed Eco”, 2000, collage.

L’arte di Bartolozzi è dunque un orizzonte sconfinato, senza limiti; è scultura, è pittura, è collage; è processo metamorfico di volumi, trame geometriche e grafie. Il segno che si fa disegno si carica di materia e forti cromatismi diventando, perciò, frammento di memoria, aggancio all’arte e alla maniera michelangiolesca; questa, rielaborata in chiave contemporanea, propone suggestioni poetiche, letterarie, filosofiche e musicali di puro invito alla riflessione e alla contemplazione.

In foto:

Flavio Bartolozzi, “Ritratto e forme geometriche”, 1964, tempera.

Flavio Bartolozzi, “Omaggio a Berio, Sanguinetti ed Eco”, 2000, collage.